Gadara

Rovine del ninfeo (in basalto) e della scala di accesso al complesso della basilica (pietra calcarea). Sullo sfondo si vedono il monte Tabor (a sinistra), il lago e la città di Tiberiade (al centro), i colli dell'alta Galilea.

Gadara, città della Decapoli, è ricordata dal vangelo di Matteo per l'episodio degli indemoniati gadareni.

L'evangelista narra che in questo territorio Gesù liberò due uomini posseduti dai demoni e li trasferì in una mandria di maiali (Mt 8,28-34).

Sommario

1. Introduzione
2. La storia
  2.1. Lo sviluppo urbanistico
  2.2. Il materiale da costruzione impiegato negli edifici di Gadara
3. Visita del sito
  3.1. Edifici costruiti lungo il cardo
  3.2. Edifici costruiti lungo il decumano
  3.3. Il museo
  3.4. Personaggi importanti
4. Bibliografia

 

1. Introduzione

Gadara è situata sull'altopiano che oggi si trova nel settore nord-occidentale della Giordania. È stata identificata con il villaggio di Umm Qais, 30 km a nord-ovest da Irbid, capitale amministrativa del distretto settentrionale.

Nel periodo Ottomano il centro abitato sorgeva sulle rovine della città antica. Nel 1984-1985 il Governo giordano dispose il trasferimento della popolazione del villaggio per permettere il recupero e la conservazione delle antichità. Gli scavi sono iniziati nel 1976. In onore dell'esploratore U. Seetzen, che per primo visitò e identificò Gadara nel 1806, il German Protestant Institute di Amman patrocinò gli scavi in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità di Giordania dell'Università dello Yarmuk.

Gadara. Sullo sfondo si vede la valle dello Yarmuk e l'altopiano del Golan dominato dalle cime innevate del monte Hermon

L'etimologia del nome Gadara è piuttosto dibattuta. Secondo quella popolare, significa “città sorta su terreno pianeggiante nei pressi di un precipizio”. Il nome deriva dalla sua posizione, un pianoro a ridosso dei ripidi versanti delle valli del Giordano a ovest e dello Yarmuk a nord. Il nome Gadar di origine semitica fu ellenizzato in Gadara. Gadar significa “muro” oppure “muro (di recinzione) di una vigna” dal quale si deduce che la località ebbe origini agricole.

Lo Yarmuk è oggi confine di stato tra la Giordania a sud, Israele e Siria a nord, mentre in antico separava il territorio di Basan (a nord) da quello di Galaad (a sud). Nel fondo valle dalla parte israeliana, a ridosso del fiume, si trova Hammat-Gader, le “terme di Gadara” costruite nel II secolo d.C. e ancor oggi frequentate.

Da Gadara, con condizioni climatiche favorevoli, si gode una splendida e ampia vista panoramica del Golan dominato in lontananza dal monte Hermon (nord), del lago di Galilea e di Tiberiade (nord-ovest), della Galilea con il monte Tabor in bella evidenza (ovest) e dell'antica regione collinare del Galaad (sud e est).

2. La storia

Il nucleo primordiale dell'insediamento di Gadara fu costruito su un colle di pietra calcarea, situato sull'altipiano, che si erge su una pianura (piana di Ard al-Ula) a est della valle del Giordano e a sud dello Yarmuk. L'altopiano fu abitato fin dal periodo del Bronzo per la presenza di sorgenti d'acqua e per il terreno fertile.[1]

L'insediamento di Gadara fu costruito durante il periodo ellenistico dai Tolomei come località di frontiera e colonia militare in opposizione ai Seleucidi. Per proteggere il confine settentrionale del loro regno, i Tolomei fondarono altre colonie militari tra le quali Pella, Abila e Gerasa, divenute in seguito città della Decapoli.

Nel 218 a.C. Gadara fu conquistata dai Seleucidi con Antioco III (Polibio, Historiae V.69-70; Flavio Giuseppe, Ant. Giud. XII.136). Verso la fine del II sec. a.C. Alessandro Janneo conquistò la città (Ant. Giud. XIII.356) e impose la giudaizzazione agli abitanti oppure l'esilio. Poco tempo dopo il re dovette abbandonare la conquista insieme ai territori della Transgiordania, a causa dell'offensiva di Oboda, re dei Nabatei (Ant. Giud. XIII.375).

Nel 64-63 a.C. il generale romano Pompeo conquistò la regione che fu annessa all'Impero Romano, e restituì Gadara e le altre città ai loro abitanti togliendo il vincolo giudaico. In onore di Demetrio, gadareno suo liberto, Pompeo si interessò direttamente della riedificazione di Gadara (Ant. Giud. XIV.75).

2.1. Lo sviluppo urbanistico

L'insediamento di Gadara conobbe diverse fasi di sviluppo, che, a partire dal settore orientale, hanno trasformato progressivamente l'insediamento primordiale in un affermato centro urbano destinato a diventare una polis della Decapoli. Dopo un trentennio di studi archeologici, Claudia Bührig è giunta a riconoscere 5 fasi di sviluppo.[2]

La prima fase (seconda metà del I sec. a.C.) si riconosce nella realizzazione di una terrazza a nord est dell'acropoli dove si trovava la porta est, detta anche porta di Abila. In questo settore fu costruito il tempio principale di Gadara, probabilmente dedicato a Zeus Olimpio. La facciata del tempio era rivolta a sud.

Nella seconda fase (inizio del I sec. d.C.) fu costruito il teatro nord (o est), realizzato di fronte al tempio a ridosso del muro cittadino. L'edificio sfruttava il pendio dell'acropoli. La geomorfologia del territorio consentiva l'espansione di Gadara verso ovest. In questo periodo fu aperta una strada che in direzione est-ovest attraversava l'area compresa tra il teatro e il tempio.

All'inizio del periodo romano, verso la metà del I sec. d.C., la città si espanse e fu circondata con una fortificazione. L'estensione di Gadara sfiorava 30 ettari, ben 5 volte l'area dell'insediamento ellenistico.

Nella terza fase (fine I sec. d.C.), al tempo della prima rivolta giudaica, il tempio fu distrutto e non fu più ricostruito. In questo periodo la città si ingrandì ulteriormente, fu completata la strada colonnata e realizzata la porta ovest o di Tiberiade.

Gli imperatori romani del II sec. d.C. favorirono l'urbanizzazione delle provincie orientali dell'impero. Gadara insieme alle altre città della Decapoli beneficò della nuova politica che si riscontra soprattutto nell'architettura e nell'assetto urbano. Il benessere consentì alla popolazione di realizzare numerosi edifici lungo la via colonnata i quali crearono sezioni di nuovi quartieri, la terrazza della basilica, adatta ad ospitare il mercato, il teatro ovest (o sud) e il ninfeo.

Nella quarta fase (II sec. d.C.) fu aperto un nuovo luogo di culto localizzato nell'area di fronte alla scænæ frons del teatro nord, sulla terrazza del primo tempio. Durante il periodo romano Gadara continuò ad espandersi verso ovest. Raggiunse il massimo sviluppo all'inizio del III sec. quando la via colonnata raggiunse 1,7 km di lunghezza e raggiungeva la porta monumentale costruita all'esterno delle mura. Nell'area adiacente la porta furono realizzati l'ippodromo e un centro adibito al commercio.

Nel quinta fase (inizio IV sec. e proseguita durante il V sec.) il teatro nord fu trasformato in anfiteatro. Per realizzare l'arena si dovette smantellare completamente la scænæ frons mentre l'orchestra fu allargata verso nord.

Con l'arrivo del cristianesimo (IV sec.) Gadara fu innalzata a sede vescovile e diocesi. La transizione al cristianesimo comportò l'abbandono del tempio, la realizzazione del bagno pubblico (terme) e della basilica cristiana. Durante il periodo bizantino molte città della Decapoli attraversarono un periodo di prosperità e di espansione territoriale.

Tra il IV e V sec. l'intera regione subì alcuni terremoti che danneggiarono gli edifici in seguito ricostruiti. Nel V sec. Gadara visse un nuovo periodo di espansione del quale si riconoscono gli edifici cristiani, ed in particolare la chiesa costruita lungo il cardo nei pressi del teatro sud.

Nel 636 d.C. i bizantini furono sconfitti dagli arabi. La nuova amministrazione consentì alla popolazione di Gadara di continuare a professare la propria fede e di prosperare. Il violento terremoto del 749 d.C. colpì severamente la regione decretando la distruzione e l'abbandono di Gadara e di molte altre città e villaggi.

2.2 Il materiale da costruzione impiegato negli edifici di Gadara

Lintelli esibiti nel museoDurante il periodo degli Antonini (II sec. d.C.) Gadara si trovava sulla rotta commerciale tra il Mediterraneo (Tolemaide) e Bosra, località di convergenza delle rotte carovaniere che attraversavano il deserto arabico. Questo fattore contribuì ad assicurare stabilità economica e prosperità alla popolazione.

Furono realizzati numerosi monumenti ed edifici utilizzando materiali locali, pietra calcarea e basaltica che, sapientemente sistemate, conferivano alle costruzioni un aspetto armonioso ed estetico grazie al contrasto cromatico. Nell'area circostante la città sono state individuate numerose cave di pietra da dove fu prelevato il materiale da costruzione.

Solo dal III secolo, quando Gadara fu inserita nella nuova provincia imperiale della Siria-Palestina, si registra l'importazione di marmi[3] con i quali furono realizzati gli ornamenti di numerosi edifici tra i quali il ninfeo, il teatro ovest, l'edificio ottagonale divenuto chiesa, il macello, le terme, alcune basi e colonne. Nel museo locale sono esibiti alcuni di questi pregiati ornamenti.

3. Visita del sito

Pianta di Gadara

1 tombe dei "Germani" e di Modesto     2 Acquedotto     3 Beit Rusan (museo)     4 Teatro est (nord)
5 Tempio ellenistico     6 Basilica     7 Ninfeo     8 Decumano colonnato
9 Cardo     10 Teatro sud (ovest)     11 Mausoleo di nord     12 Terme di Herakleides
13 Terme     14 Porta di Tiberiade     15 Basilica a 5 navate     16 Mausoleo sotterraneo
17     Porta occidentale     18 Ippodromo     19 Porta monumentale o della città     20 Mura
 

Iscrizione della tomba di Lucius Sentius ModestusPrima di giungere all'area del parcheggio e d'ingresso si incontra la zona cimiteriale della parte orientale della città. Molte tombe e numerosi sarcofagi in pietra o in legno sono stati rinvenuti in quest'area. Gli abitanti di Gadara, poiché erano di cultura greco-romana, seppellivano i defunti all'esterno delle mura cittadine.

Tra i monumenti funebri, tre tombe rivestono particolare importanza.

La principale è quella di Lucius Sentius Modestus, chiamato hierokeryx "araldo sacro" di Gadara. L'iscrizione è scolpita su una corona (o ghirlanda) che termina con il nodo di Eracle, un elemento decorativo molto popolare a Gadara detto anche “nodo di Gadara”.

Accanto alla sua tomba ci sono quelle di Quintus Publius Germanus e di un suo parente, Aulus Germanus Rufus.

Un'iscrizione della tomba riporta la data della morte di un certo Chaireus: 154 dell'era di Pompeo, corrispondente al 90-91 d.C.

L'interno di queste tombe è insolito, con corridoio, camera centrale e tre ampi recessi con pavimenti rialzati e una o più nicchie. Le tombe erano chiuse con massicce porte di basalto.

Dalla parte opposta si vedono le case costruite durante il periodo ottomano sopra le rovine dell'acropoli ellenistica.

Nell'area del parcheggio del sito archeologico si trovano i resti del muro difensivo e delle torri a pianta pentagonale ricostruite dai Seleucidi.

Mura e torri a pianta pentagonale del periodo ellenistico

Una delle case del villaggio ottomano ospita il museo di Gadara. Tra le case, nei pressi del museo, si vedono le rovine del Qanawat al-Faraoun, l'acquedotto del faraone, così denominato per le sue proporzioni. L'acquedotto fu costruito al tempo dei Romani e convogliava l'acqua nella città da una sorgente distante 12 km fino a una enorme cisterna scavata sotto la piazza della basilica.

DecumanoDalla piazzetta che sta davanti all'ingresso del museo si vedono le sottostanti rovine del teatro nord e dell'area sacra di Gadara separate dal decumano. Dell'antico teatro interamente scavato nella collina, si vedono solo tracce. Parte delle pietre del teatro furono asportate per costruire le case del villaggio ottomano.

Il decumano massimo ha l'orientamento est-ovest. A Gadara rappresenta l'arteria principale, a differenza del piano urbanistico tipico delle città greco-romane nelle quali è il cardo. È stata la posizione di Gadara, a ridosso del precipizio, ad imporre questo particolare sviluppo urbanistico.

Nel settore del teatro nord il decumano è ridotto ai minimi termini a causa delle trasformazioni avvenute in questo settore durante la quinta fase urbana di Gadara. Nei settori successivi il decumano è ben conservato avendo il pavimento in pietra calcarea e a tratti è fiancheggiato da colonne.

Ai piedi dell'acropoli c'è la piazza della basilica, situata all'incrocio tra cardo e decumano.

Nella parte settentrionale ci sono le rovine di un edificio identificato con un ninfeo, la fontana pubblica. Nella parte meridionale c'è una scalinata che dà accesso alla basilica bizantina, un edificio cristiano risalente al VI-VII secolo d.C.

3.1 Edifici costruiti lungo il cardo

Il complesso della basilica è davvero notevole. L'edificio di culto è costruito sopra un podio visibile da quasi tutti i punti della città.

Complesso della basilica

L'area absidale fu intagliata nella roccia a ridosso dell'acropoli. A causa del pendio del colle, la parte occidentale del podio è sostenuta da sostruzioni, contrafforti adatti a sostenere il piano superiore.

Nella parte inferiore e sotto le volte sono stati ricavati ambienti chiamati “negozi” che allineati coprivano una lunghezza di 97m, la cui facciata collassò con il terremoto del 749 d.C.

Il lato settentrionale della chiesa fu riservato all'atrio porticato realizzato con pietra calcarea. La navata della basilica ha pianta quadrata, l'abside è rivolta a est e ha il pavimento in opus sectile. Ai quattro angoli sono state costruite altrettante cappelle. La cappella di sud-est aveva l'abside separata da una balaustra; quella di nord-est servì come cappella funeraria.

Basilica. Edicola a pianta ottagonaleAl centro della navata c'era una sala ottagonale di cui sono sopravvissute le colonne. I capitelli corinzi dell'atrio sono in basalto. Le colonne dell'ottagono e del nartece provengono da un edificio di epoca romana, molto probabilmente reggevano un'edicola e delimitavano uno spazio chiuso da un cancello, in cui si riconoscono le tracce di un'abside semicircolare e di un altare (foto 10).

Il pavimento di questo spazio chiuso è più basso rispetto a quello della navata. Sotto l'altare sono state trovate le reliquie di un anonimo martire cristiano. Dietro l'abside una colonna in marmo rosaceo porta una croce scolpita.

Nel VII secolo fu costruita un'altra chiesa in pianta basilicale (19x16m) edificata nella parte meridionale a ridosso del teatro adiacente.

A sud della basilica lungo il cardo, c'è il teatro sud, interamente costruito in basalto (foto 11). La cavea poteva ospitare fino a 3˙000 spettatori. Subito dopo il teatro si incontrano  le rovine della porta meridionale inserita nel grande muro difensivo.

3.2 Edifici costruiti lungo il decumano

Procedendo lungo il decumano verso ovest si arriva dapprima alle terme meridionali, situate a sud del decumano o via colonnata, e più avanti si raggiungono tre porte, che sono state identificate come porta di Tiberiade, porta di ovest e porta della città.

Le terme meridionali furono costruite nel IV secolo e utilizzate fino al VII secolo. Al tempo degli omayyadi furono trasformate in una serie di piccole stanze destinate ad altri usi. Un secondo edificio termale fu costruito a circa 250 m lungo il decumano sul lato nord. Secondo un'iscrizione queste nuove terme chiamate terme di Herakleides perché furono costruite dal gadareno Herakleides (Eraclio). Il mosaico di queste terme con l'iscrizione è esposto nel museo locale. A nord-est delle terme di Herakleides c'è il mausoleo di nord, un edificio costruito sopra un podio e non ancora studiato.

Ipogeo romanoPoco distante dalla porta di Tiberiade, nei quartieri a sud della porta, alcuni gradini conducono all'ipogeo romano, riutilizzato nel periodo bizantino con l'aggiunta della sala di ingresso.

Sopra l'ipogeo fu costruita una basilica a cinque navate della quale si vedono solo poche tracce delle fondamenta.[4] La basilica misura 23x21,5 m e risale al periodo costantiniano. All'esterno si trova l'atrio (26,5x26 m). Il pavimento dell'ingresso alla basilica è in pietra calcare, quello dell'atrio in basalto e quello della basilica in mosaico. Quest'ultimo risale al VI sec. Sotto l'abside è stata ritrovata una cripta, riservata alla venerazione di un santo locale. Si pensa sia il diacono Zachaios, martirizzato nel 303 da Diocleziano. La basilica e la cripta furono meta di numerosi pellegrini durante il periodo bizantino e islamico e notiamo diverse ristrutturazioni. M. al-Daire registrò quattro fasi di sviluppo dell'edificio.[5] Nel IV secolo furono costruite la basilica a cinque navate e la cripta. All'inizio del VI secolo la chiesa fu ristrutturata e venne posato il mosaico a motivi geometrici. In seguito al terremoto del 749 la chiesa fu ridimensionata ma continuò ad essere frequentata anche durante i periodi omayyade e abbaside. Nell'ultima fase, ayyubide e mamelucca, fu trasformata in moschea dopo che all'interno fu costruita la tomba di Abu an-Naml, un santo islamico.

Proseguendo sul decumano, dopo circa 200 m, si giunge alla porta della città e alla cinta muraria. La porta, risalente al IV secolo, fu costruita sopra edifici precedenti e aveva due torri difensive. Sul lato nord-ovest ci sono tracce di un edificio, probabilmente un mausoleo.

Procedendo verso ovest si giunge all'ippodromo nelle cui vicinanze si erge un arco simile a quello di Adriano a Gerasa. L'arco ha tre fornici ed è fiancheggiato da due torri. Risale all'inizio del III secolo ed era il monumento che dava l'ingresso alla città. L'arco, costruito in basalto, era decorato con pietra calcarea.

3.3 Il museo

Statua della TykeIl piccolo museo di Gadara si trova nell'acropoli. Esso è ospitato nella Bet Rusan, una delle case ottomane più caratteristiche della località e una volta residenza del governatore ottomano. Nel museo sono esposti numerosi pezzi pregiati provenienti dagli scavi della città. Tra essi va ricordata la statua di epoca classica della Tyche, la dea di Gadara. Purtroppo la statua è priva della testa ma l'identificazione è nata a causa della cornucopia.

È nel museo più che altrove, che si apprezzano i capolavori artistici prodotti dall'antica popolazione locale. Il materiale utilizzato era locale: pietra calcarea e basaltica, e importato: marmo e granito.

Su un mosaico proveniente da un ipogeo situato nei pressi delle terme, si leggono i nomi di Valentiniano, Eustachia e Protogenia, personaggi sepolti in quel luogo. Di fronte al mosaico in una stanza sono esposti piccoli oggetti, tra cui numerosi medaglioni in pietra scolpita, vetri, oggetti di metallo, ceramica. Nel cortile c'è il mosaico proveniente dalle terme di Herakleides, e una statua di Zeus seduto in trono, la cui sede originaria era il teatro nord. Sempre nel cortile si trovano i portali di alcune tombe e sarcofagi d'epoca classica, lintelli, colonne e capitelli.

Tra i sarcofagi, uno in particolare richiama la nostra attenzione per le lettere XP, in greco “chi” “rho” iniziali di Χριστός (Christos), scolpiti in rilievo sui due lati corti accanto alla rappresentazione di Cristo risorto dai morti.

Mosaico di ValentinianoI capitelli del cortile sono in basalto e molti appartengono all'ordine ionico. Questi capitelli sono simili a quelli che si vedono nelle sinagoghe ebraiche del Golan esibiti nel museo e nella sinagoga di Qatzrin. Lo stile ionico, con le sue volute avvolgenti, rimanda al rotolo della scrittura, ragion per cui fu adottato dalla simbologia giudaica.

3.4 Personaggi importanti

Gadara si affermò come città di cultura. Diversi poeti, artisti e intellettuali vi dimorarono. Tra questi vanno menzionati il satiro Menippo (III secolo a.C.) e il poeta Meleagro (I secolo a.C.). Virgilio e Orazio furono allievi del filosofo e poeta gadareno Filodemo (I secolo a.C.); l'imperatore Tiberio ebbe nella sua infanzia come tutore Teodoro, un retore anche lui di origine gadarena.

4. Bibliografia

Al-Daire M., "Umm Qays 1998: The Fourth Century AD Memoria Basilica of Gadara", Studies in the History and Archaeology of Jordan 7 (2001) 553-560.
Al-Karaimeh S.- Van der Kooij G., "Irrigation Systems Around Umm Qays", Studies in the History and Archaeology of Jordan 11 (2013) 771-781.
Bührig C., "The ‘Eastern City Area’ of Gadara (Umm Qays): Preliminary Results on the Urban and Functional Structures Between the Hellenistic and Byzantine Periods", Studies in the History and Archaeology of Jordan 10 (2009) 369-376.
Bührig C., "The Development of Urban Structures in the Decapolis City of Gadara", ARAM 23 (2011) 285-307.
Bührig C., "Urban Building Policy in Gadara Polychrome Architecture Built Merely with Local Building Material?", Studies in the History and Archaeology of Jordan 11 (2013) 187-195.
Hoffmann A., "Hellenistic Gadara", Studies in the History and Archaeology of Jordan 7 (2001) 187-195.
Kaswalder P.- Bosetti E., Sulle orme di Mosé, Bologna 2000.
Mershen B.- Knauf E. A., "From Ǧadar to Umm Qais", Zeitschrift des Deutschen Palästina-Vereins 104 (1988) 128-145.
Nassar M., "Basalt Ionic Capitals from Roman Period, Jordan: A Comparative Study", Mediterranean Archaeology and Archaeometry 15 (2015) 229-241.
Rollin S.- Streetly J., Jordan (Blue Guide), London - New York (1996).
Vriezen K. J. H., "Some of Gadara’s Relations to the Region: A Review", ARAM 23 (2011) 63-79.
Vriezen K. J. H.- Mulder N. F., "Umm Qays: The Byzantine Buildings of the Terrace", Studies in the History and Archaeology of Jordan 6 (1997) 323-330.
Vriezen K. J. H.- et al., "Umm Qays-Gadara: The Large Terrace in the First Millennium", Studies in the History and Archaeology of Jordan 7 (2001) 537-545.

Note

1  La ricognizione di superficie dell'area a est di Gadara ha individuato alcune cisterne e quattro canali principali con ramificazioni che servirono per irrigare le terrazze destinate alla coltivazione. Oggi i canali sono inutilizzabili a causa dei danni subiti da erosione e da terremoti. La ceramica che è stata rinvenuta non permette di datare con precisione il periodo in cui furono realizzati e utilizzati, perché i reperti ritrovati vanno dal periodo ellenistico a quello islamico, ma i canali certamente risalgono ad epoche precedenti (cf. S. Al-Karaimeh, "Irrigation Systems", 780).

2  C. Bührig, "The ‘Eastern City Area’", 369-376.

3  C. Bührig, "Urban Building", 188; vedi anche 192. La ricercatrice elenca i marmi pregiati importati a Gadara, che sono Cipollino, Proconneso di Marmara e granito di Troade.

4  M. Al-Daire, "The Fourth Century", 553.

5  M. Al-Daire, "The Fourth Century", 560.