En Hatzeva / Tamar

En Hatzeva. Pianta

1. La "porta a tenaglia" della fortezza israelita (IX-VIII sec. aC)
2. Mura di difesa "a casamatta"
3. Abitazione con magazzino
4. Ripostiglio di vasi cultici edomiti (VII sec. aC)
5. Le terme della fortezza romano-bizantina (III-IV sec. dC)

En Hatzeva. Rovine

Le rovine della fortezza, che sono state identificate con la biblica Tamar, formano una collinetta artificiale composta da numerosi strati archeologici sovrapposti. La sua storia appare segnata da costruzioni, distruzioni e ricostruzioni avvenute in vari periodi storici. La posizione della fortezza agli estremi confini del Regno di Giuda (1Re 9,18) rende ragione delle sue complesse vicende.

En Hatzeva. Rovine

Il percorso di visita ci conduce attraverso le diverse parti della struttura difensiva, fino a raggiungere il pozzo e le terme romane. I vari livelli dello scavo, testimoniati dalla stratigrafia, sono in qualche posto evidenti, in altri maggiormente elusivi.

En Hatzeva. Casa israelita

Si usa dare il nome di "four room house" ad una forma tipica di abitazione diffusa nel periodo del ferro in tutta l'area mediorientale e costruita con mattoni di fango o pietre poco lavorate. La parte inferiore, che è quella che di fatto si conserva, presenta caratteristici pilastri a delimitazione di ambienti probabilmente usati come stalle per animali o come magazzini. Gli abitanti dovevano invece trovare più confortevole posto al piano superiore della casa.

En Hatzeva. Porta a tenaglia

La porta della fortezza, che si apre sul lato orientale, è costituita da una serie di grossi muri destinati a restringerne il passaggio e a formare come delle camere dove i soldati potevano prendere posizione per controllare più agevolmente coloro che si appressavano ad entrare.

En Hatzeva. Vasi edomiti

Fuori del muro esterno della fortezza è stato fatto un ritrovamento eccezionale, consistente in un ripostiglio di vasi cultici a testimonianza della presenza edomita durante il secolo VII aC. I vasi furono certamente trovati tutti rotti e gettati in un grande mucchio, probabilmente in seguito ad una azione violenta. Per fortuna è stato comunque possibile ricostruirli per intero dai frammenti.